La città antica

Del periodo greco a Catania non rimangono molte tracce, a causa di vari fattori sia naturali (terremoti che hanno rovinato la città, colate laviche) che antropici, come le ricostruzioni che spesso hanno ricoperto le precedenti architetture. Inoltre, non sono mai state eseguite grandi campagne di scavi e studi archeologici se non in casi sporadici della sua storia recente. Miglior fortuna hanno avuto i monumenti di epoca romana che hanno resistito fino ad oggi testimoniando l’importanza della città in antico, inoltre numerosissimi reperti provengono dagli scavi occasionali della città (la gran parte di questi – tra cui mosaici, statue e persino il frammento di una colonna istoriata – sono esposti al Museo civico).

Il Teatro Romano (del II secolo), l’Odeon (III secolo), l’Anfiteatro (II secolo), le Terme dell’Indirizzo, le Terme della Rotonda, le Terme Achilliane, varie altre strutture termali (in Piazza Sant’Antonio, Piazza Itria, Piazza Dante dove è stata trovata la strada basolata oggi allo scoperto) i resti di un acquedotto presso via Grassi e alcuni edifici funerari, il foro sono i maggiori resti attualmente visibili della Catania romana. Il Teatro romano e l’Odeon sono stati restaurati negli ultimi anni e sono comodamente visitabili[9]. Anche i resti dell’anfiteatro sono visibili dal 1907 (anno in cui sono stati riportati alla luce) dall’ingresso di piazza Stesicoro e dal cortiletto di vico Anfiteatro.

Probabilmente anche ‘u Liotru, il simbolo della città situato attualmente al centro di Piazza Duomo, è stato costruito in epoca romana o forse più antico. È un manufatto in pietra lavica porosa, che raffigura un elefante. Il nome deriva probabilmente dalla storpiatura del nome di Eliodoro, negromante semi-leggendario e grande avversario di Leone il Taumaturgo. L’elefante è sormontato da un obelisco[10] egittizzante di cronologia incerta con figure probabilmente legate al culto isideo.

Per quanto concerne i beni mobili antichi ritrovati degni di nota sono senza dubbio la stipe votiva di Piazza San Francesco che ha restituito importanti reperti fino al IV secolo (tale stipe è considerata tra le più ricche ed importanti del mondo classico), come pure una serie di monete prodotte a Catania, che comprende bellissimi conii – da quelli arcaici – con Nike e Zeus in trono, ispirati ai conii di Aitna – a quelli dei grandi incisori – Eveneto, Eraclide e Procle, con testa di Apollo o di Amenano.

Del periodo Tardo Antico rimangono i resti delle necropoli a nord e ad est della città (tra cui visibili i mausolei di Viale Regina Margherita e Vico Ipogeo), come pure numerosi frammenti, lapidi (tra cui quella di Julia Fiorentina esposta al Louvre), o il cippo esposto al Castello Ursino. Sono invece di epoca Paleocristiana le cripte di Sant’Euplio, di Santa Maria La Grotta, della cappella nell’Ospedale Garibaldi, nonché gli ambienti del cosiddetto Sacro Carcere.


La città medioevale

Un monumento di età bizantina è la Cappella Bonajuto (nome derivante dalla famiglia nobiliare che l’aveva tenuta come sacrario di famiglia nonché come cappella privata): si tratta di una “trichora” bizantina (cioè un edificio con tre absidi); prima del suo restauro se ne aveva conoscenza grazie ai disegni di Jean Houel.

Del periodo normanno si conservano principalmente il castello di Aci Castello (presso il comune omonimo) e le absidi della Cattedrale di Sant’Agata (il Duomo), che poi sarebbe stata ristrutturata dopo il terremoto del 1693. Oggi la cattedrale conserva la vara, il busto-reliquiario e la cassa-reliquiaria di Sant’Agata, realizzato dal senese Giovanni di Bartolo nel XIV secolo.

Del periodo svevo (XIII secolo) sono il portale della chiesa di Sant’Agata al Carcere e il famoso Castello Ursino, federiciano (sede del Museo civico, formato principalmente dalle raccolte Biscari e dei benedettini, dal 1927), coevo dell’altrettanto famoso castello di Castel del Monte ad Andria e del siracusano Castel Maniace. Invece il portale della scomparsa San Giovanni e il balcone di palazzo Platamone risalgono al periodo Aragonese.

La città rinascimentale

P. Mortier, Catane ou Catania – Ville de Sicile, Amsterdam, dopo il 1575

Del periodo tardo aragonese rimangono poche tracce, tra cui la chiesa di Santa Maria di Gesù situata nella piazza omonima e costruita nel 1498 è forse l’esempio in migliori condizioni. La chiesa fu ristrutturata nel Settecento, mentre il portale è del Cinquecento e solo la Cappella Paternò mantiente l’originale struttura gotica.

Nel 1558, fu iniziata la costruzione del Monastero dei Benedettini, a cui sarebbe poi stata affiancata la chiesa di San Nicolò l’Arena. Distrutto dalla colata lavica del 1669 e dal terremoto del 1693, nel 1703 se ne avviò la ricostruzione che tuttavia non è stata mai più portata a termine.

Le cosiddette Mura di Carlo V, che racchiudono il centro storico, furono erette nel XVI secolo, tra il 1550 e il 1555 su progetto di Tiburzio Spannocchi. Il progetto in realtà prevedeva l’ampliamento delle fortificazioni verso sud-ovest e verso nord a scapito delle vecchie mura di epoca medioevale (tra cui l’antica Torre del Vescovo del 1302), ma non riuscì ad essere portato a termine. Con il terremoto del 1693 e la seguente ricostruzione si volle dare alla città un aspetto più aperto e libero dai fortilizi (i resti furono infatti inglobati nello sviluppo della città), anche perché ormai non esisteva più il pericolo delle incursioni piratesche che secoli prima diedero l’impulso alla fortificazione del Regnum.

La città barocca

Catania è stata ampiamente rovinata dai terremoti che hanno imperversato su questa parte della Sicilia. Il suo territorio circostante è stato più volte coperto da colate laviche che hanno raggiunto il mare. Ma i catanesi caparbiamente l’hanno ricostruita sulle sue stesse macerie. La leggenda vuole che la città sia stata distrutta sette volte durante la sua storia, ma in realtà tali eventi disastrosi si possono sicuramente riferire a pochi ma terribili eventi. Anche le distruzioni del centro urbano in tempi recenti a causa delle colate laviche sono frutto di una storiografia fantasiosa. Tuttavia in epoca storica (forse nel 122 a.C. e nel 252) è testimoniata dal punto di vista archeologico la presenza di colate che giunsero a colpire parte della città

Tutti i monumenti antichi sono stati inseriti nel tessuto urbano della città ricostruita grazie a tanti artisti, anche di fama nazionale, tra cui di certo spicca l’opera dell’architetto Giovan Battista Vaccarini, che hanno dato alla città una chiara impronta barocca. Tra gli altri che hanno aiutato la rinascita della città si ricordano Francesco Battaglia, Stefano Ittar, Alonzo Di Benedetto e Girolamo Palazzotto.
L’eruzione del 1669 che investì la città (affresco di Giacinto Platania, sagrestia della Cattedrale di Catania).

La via Crociferi

Un raro esempio di unità architettonica è la via dei Crociferi, forse la strada più bella della Catania settecentesca. Essa ha inizio in Piazza San Francesco d’Assisi e vi si accede passando sotto l’arco di San Benedetto che collega la Badia maggiore alla Badia minore posta al di là della strada. La strada, contornata da chiese, monasteri e poche abitazioni civili, è un raro esempio di barocco siciliano. Nel breve spazio di circa 200 metri sono presenti ben quattro chiese. La prima è la chiesa di San Benedetto collegata al convento delle suore benedettine dall’arco omonimo che sovrasta la via. Ad essa si accede a mezzo di una scalinata ed è contornata da una cancellata in ferro battuto.

Proseguendo si incontra la chiesa di San Francesco Borgia alla quale si accede tramite due scaloni. A seguire si incontra il Collegio dei Gesuiti, dal 1968 al 2009 sede dell’Istituto d’arte, con all’interno un bel chiostro con portici su colonne ed arcate. Di fronte al Collegio è ubicata la chiesa di San Giuliano considerata uno dei più begli esempi del barocco catanese. L’edificio, attribuito all’architetto Giovan Battista Vaccarini, ha un prospetto convesso e delle linee pulite ed eleganti. Proseguendo ed oltrepassando la via Antonio di Sangiuliano, si può ammirare il convento dei Crociferi e quindi la chiesa di San Camillo. In fondo alla via è ubicata Villa Cerami, che è sede della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Catania.
Fontana dell’elefante.

Monumenti barocchi

Tra i principali monumenti barocchi si ricordano:

  • la Cattedrale di Sant’Agata
  • la chiesa della Badia di Sant’Agata, in via Vittorio Emanuele II
  • la chiesa di Sant’Agata la Vetere, in via Santa Maddalena, sorge su una chiesa del 264
  • la chiesa di Sant’Agata alla Fornace o di San Biagio, in piazza Stesicoro
  • la chiesa di San Francesco in piazza San Francesco, che custodisce le spoglie di Eleonora d’Angiò
  • la chiesa di San Benedetto, in via Crociferi
  • la Chiesa di San Domenico, sull’omonima piazza
  • la chiesa di San Giuliano, in via Crociferi
  • la chiesa di San Nicolò l’Arena, in piazza Dante
  • la Chiesa di San Placido, sull’omonima piazza
  • il Monastero della Santissima Trinità, in via Vittorio Emanuele
  • la Basilica della Collegiata (regia Cappella), in via Etnea
  • il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio, il Palazzo del Seminario dei Chierici e la Fontana dell’Amenano, in piazza del Duomo
  • il Palazzo Biscari, in via Biscari
  • il Palazzo del Toscano, in piazza Stesicoro
  • il Palazzo Reburdone, in via Vittorio Emanuele II
  • il Palazzo Bruca, in Via Vittorio Emanuele II, sede del Museo del Giocattolo
  • il Palazzo Fassari Pace, in Via Vittorio Emanuele II
  • il Palazzo Valle, in Via Vittorio Emanuele II, sede della Fondazione Puglisi-Cosentino
  • la Villa Cerami, in via Crociferi, sede della facoltà di Giurisprudenza
  • la Porta Uzeda in via beato Giuseppe Dusmet
  • la Porta Ferdinandea, detta oggi Porta Garibaldi, costruita nel 1768 e sita in piazza Palestro
  • la fontana dell’Elefante
  • il Convitto Cutelli